Anne Marie Faurillou

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Per uscire dal tema culinario e immergervi in quello magico e delicato dell’Oriente, vi segnalo la mostra di questa artista…

“Non si può spiegare l’opera di Anne Marie Faurillou senza tener conto del suo legame con il mondo orientale (il Vietnam in particolare) e degli altri suoi spostamenti. La “giunca”, grande barca di origine cinese dalle vele “steccate” che la pittrice spesso rappresenta nelle sue tele, è un po’ la metafora positiva e l’alias dell’artista. S’intuisce la nostalgia di un mondo di grande tradizione e civiltà che va scomparendo, del fluire calmo della vita, della sua componente itinerante. Nelle sue figure femminili sono evidenti le connotazioni asiatiche; le donne sono spesso rappresentate da dietro o con il volto assente: un movimento appena accennato dei fianchi e il calmo drappeggio indicano una tranquilla sicurezza in contrapposizione all’iperdinamismo delle città di oggi.

L’impasto cromatico gioca, nella sua pittura, un ruolo essenziale: volume e luce sono creati dalla tonalità e dall’intensità del colore, compreso il bianco accecante; il soggetto stesso è come se fosse fatto di luce, e il colore appena accennato. Nel movimento e nello sfondo la luce mantiene un ruolo primario per l’espressività dell’Artista che rivela in modo percettibile, sia su candide che su forti tonalità, una propensione alla ricerca di serenità e di calma.

 

Anne Marie Faurillou nasce a Saigon, in Vietnam, da una famiglia euro-asiatica. Lascia il suo paese di origine ancora bambina e vive in diversi paesi di tutto il mondo (Camerun, Nigeria, Algeria, Francia, Italia, Egitto, Messico) dove ha l’occasione di conoscere culture e tradizioni diverse.

I suoi studi umanistici prima e alcuni incontri del tutto casuali poi, la avvicinano tardi al mondo dell’arte e della pittura in particolare. Comincia da autodidatta e concentra inizialmente la sua ispirazione sul paesaggistico, utilizzando e sperimentando varie tecniche.

Dopo qualche proficua esposizione in Qatar, si è trasferita a Roma dove prosegue la sua attività artistica.”

Giorgio Di Roberto